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psicologia positiva

Psicologia Positiva in azienda: buone pratiche e benefici

L’autore

Tommaso Tarondo
Junior HR
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Cos’è la psicologia positiva

Le persone felici sul posto di lavoro aumentano la produttività delle loro aziende del 31%, le vendite del 37% e la precisione nello svolgimento dei compiti del 19%, beneficiando al contempo di una migliore qualità della vita e di una più stabile salute mentale – queste le parole di Shawn Achor, esperto mondiale della relazione tra felicità e successo, nonché uno dei maggiori esponenti della Psicologia Positiva. Questa disciplina, nata negli anni ‘90 dal contributo di Martin Seligman, si dedica allo studio del benessere e all’individuazione e sviluppo di capacità e risorse individuali spendibili sia in ambiti di vita privata sia in contesti di gruppo, come può essere quello lavorativo. Fino ad allora la psicologia si era concentrata quasi unicamente sulle patologie, sulle disfunzionalità e sui deficit mentali, distogliendo l’attenzione dall’altra faccia della medaglia, la valorizzazione di risorse positive, potenzialità, abilità, aspetti funzionali dell’individuo che gli permettono di vivere un’esistenza più ricca di soddisfazioni. Nel corso del tempo le teorie e le pratiche della Psicologia Positiva hanno influenzato diversi altri ambiti della psicologia, come quella clinica, quella scolastica-educativa e quella delle organizzazioni, oggetto di interesse del presente articolo.

Una fotografia del contesto lavorativo attuale

La Psicologia Positiva è un ambito in forte crescita, ciò è dimostrato dal fatto che le aziende sono alla costante ricerca di modi innovativi per migliorare l’esperienza lavorativa e la produttività dei loro dipendenti concentrandosi su aspetti fino a poco tempo fa trascurati, non considerati come essenziali per influenzare un ambiente di lavoro positivo. Il punto di forza di questa disciplina è che si concentra sulle qualità dei dipendenti piuttosto che sulle sue mancanze, sulle caratteristiche già presenti all’interno di ciascuno ma che ancora non sono state pienamente espresse, forse perchè non esplicitamente richieste o sollecitate, oppure perchè nemmeno il loro possessore è consapevole di possederle, e, di conseguenza, portarle alla luce. Bisogna ricordare che la felicità che ognuno di noi coltiva nei diversi abiti della vita è fonte di forte influenza per l’ecosistema lavorativo e che si può promuovere una cultura aziendale positiva e attenta solamente alimentando il benessere percepito dei propri collaboratori e dipendenti. Sembrerà un’ovvietà, lo so, ma per tante aziende legate ancora a logiche di guadagno dittatoriali e che pensano che il successo si possa ottenere solamente spremendo fino all’ultima goccia di energia le proprie risorse, ancora non lo è. A dimostrazione di ciò, un enorme numero di ricerche scientifiche converge nel sostenere che un ambiente logorante e costantemente orientato alla competizione riduce la produttività nel lungo periodo, mentre uno positivo porta vantaggi importanti in termini di creatività, commitment, riduzione del turnover e (della tanto desiderata) produttività. La lezione che possiamo trarre da questi risultati è che portare serenità in azienda è un grande vantaggio competitivo.

La ricetta per la felicità in azienda

La ricetta per la felicità in azienda è……..no, non c’è, mi dispiace. Scommetto che almeno una volta nella vita abbiate seguito delle istruzioni per eseguire un piatto che prima non avevate mai fatto, e sono sicuro che sia venuto squisito! Poi, parlando con un/a amico/a vi ha suggerito di aggiungere, togliere o sostituire un ingrediente assicurandovi un risultato ancora migliore. Responso negativo.

Questo vale anche per il benessere in azienda: non è possibile trovare la soluzione migliore, che soddisfa tutti, se non analizzando il comportamento, le richieste, le preferenze e inclinazioni di ciascuno e contestualizzandoli all’interno della cornice che accomuna gli attori sociali, nel nostro caso l’azienda. Ciò che è possibile fare è suggerire delle buone pratiche, che derivano dalle teorie nell’ambito della Psicologia Positiva, generalmente valide in qualsiasi contesto, la cui applicazione può aiutare a gestire meglio alcune situazioni stressanti e problematiche. Vediamole assieme.

  1. Dimostrare empatia e gentilezza: studi neuroscientifici dimostrano che i dipendenti che ripensano ad un capo empatico sperimentano un’attività cerebrale inferiore nelle aree associate alle emozioni negative rispetto a quelli che ricordano un capo non empatico. Inoltre, una ricerca di Jane Dutton dell’Università del Michigan evidenzia che i leader empatici migliorano la resilienza individuale e di gruppo, cruciale durante i periodi di cambiamento. Soprattutto in questi momenti difficili, supportarsi a vicenda con semplici atti di gentilezza e generosità inaspettati, come portare di propria iniziativa un caffè ad un collega, possono aumentare l’efficacia dei team, favorire una maggiore coesione e collaborazione e attivare i centri del piacere con un’intensità tre volte maggiore di quando gli atti sono previsti.
  2. Aiutare i dipendenti/collaboratori: Quando un leader, oltre a mostrare interesse e gentilezza, fa sacrifici per prendersi cura dei suoi dipendenti, e questi sacrifici vengono riconosciuti, viene a stabilirsi un clima un di fiducia e reciprocità che aumenta significativamente la produttività e l’efficacia complessiva dell’organizzazione. Non è affatto scontato che si venga a creare questa situazione perché sono pochi i superiori disposti ad uscire dalla loro zona di comfort per ascoltare i bisogni dei loro dipendenti e mettere in campo delle azioni concrete per aiutarli. Jonathan Haidt, dell’Università di New York, ha scoperto che quando i leader sono disposti a fare sacrifici per i propri collaboratori, questi ricambiano dimostrando maggiore commitment, dedizione e, a loro volta, disponibilità ad aiutare i propri colleghi.
  3. Coltivare le relazioni e una comunicazione aperta: stabilire connessioni sociali positive sul luogo di lavoro è essenziale innanzitutto perchè i benefici che producono sono visibili ad occhio nudo, come una riduzione delle assenze per malattia, un recupero più rapido dagli infortuni, una minore probabilità di esperire disturbi depressivi e un miglioramento nelle capacità di apprendimento e di memorizzazione. Inoltre, promuovere una cultura della comunicazione e del feedback aperta permette ai dipendenti di sentirsi ascoltati e supportati e ciò li spinge a investire energie nella creazione di un ambiente più sicuro e stimolante.
  4. Celebrare i successi così come gli errori: si dà sempre troppo poco rilievo ai successi, ai momenti di gioia, alle soddisfazioni. Appena concludiamo un compito, anche se ottenuto con un ottimo risultato, la nostra abitudine ci dice di andare avanti, di non farci distrarre. Invece, dedicare del tempo ad un collega che ha appena portato a termine un task o un progetto ben riuscito è essenziale per fargli comprendere che il lavoro da lui svolto è riconosciuto e apprezzato da chi gli sta attorno e che non vengono date per scontate il suo impegno e le sue abilità. Allo stesso modo, bisogna evitare di colpevolizzare chi commette un errore e rendersi conto che è preferibile sbagliare cercando di mettersi in gioco, tentando di fare qualcosa di nuovo, piuttosto che essere impeccabili restando ancorati a ciò che si è abituati fare. È di fondamentale importanza trasmettere fiducia ai nostri collaboratori o dipendenti perché solo così ci si può ispirare a vicenda a fare sempre meglio.

Benefici tangibili della Psicologia Positiva in azienda

La realizzazione di programmi di welfare che introducono nelle loro proposte i principi della Psicologia Positiva può portare ad una serie di benefici osservabili, come ad esempio la riduzione dell’assenteismo, infatti lavorare in ambienti caratterizzati da un alto carico di stress è più probabile che conduca a problemi di salute nei dipendenti, mentre nelle organizzazioni che credono e investono sullo sviluppo di una cultura della positività il numero di giorni di assenza per malattia si riduce (minori problemi cardiaci, miglior sistema immunitario, così come i costi legati alle assenze. Altro pro essenziale è l’aumento della retention e della competitività sul mercato, dal momento che dipendenti soddisfatti e valorizzati ci pensano due volte prima di lasciare un’azienda che consente loro di stare bene, anzi, è più probabile che diffondano la voce ai loro amici. I migliori talenti in queste organizzazioni hanno la possibilità di mostrare la loro volontà di iniziativa e le loro potenzialità perché sanno che non verranno giudicati nel momento in cui commetteranno un errore. Più una azienda riesce a costruire uno zoccolo duro di dipendenti che rimangono a lungo termine al suo interno più cresce un sentimento di identificazione e attaccamento che conduce ad una vera e propria fidelizzazione.

Infine, è stato dimostrato che alimentare le emozioni positive permette alle aziende di ottenere un aumento dell’efficienza organizzativa, dell’impegno dei dipendenti e della soddisfazione dei clienti, che si traduce in un incremento della produttività e della creatività. Per le persone, coltivare relazioni arricchenti sul lavoro ha un effetto che si estende oltre i suoi confini, verso la sfera della vita privata, nella quale si riesce ad alimentare le emozioni positive e a prendersi cura del proprio e altrui benessere

In conclusione, investire alcune risorse nell’implementazione in azienda di alcuni principi e metodologie della Psicologia Positiva promuove un ambiente lavorativo gratificante e in grado di aiutare le persone a trovare un senso profondo nel loro lavoro, che va oltre al desiderio di guadagnare di più (seppur sia legittimo), verso un maggior interesse per la salute e il benessere di dipendenti e collaboratori.