Il posto di lavoro dovrebbe essere un ambiente sereno, positivo in cui i lavoratori possano vivere la propria giornata al meglio, tuttavia in alcuni contesti sono tipici i comportamenti che vanno a compromettere il clima organizzativo in generale e il benessere psicofisico dell’individuo in particolare.
Il fenomeno delle molestie e violenze sul luogo di lavoro è, ad oggi, particolarmente diffuso e oggetto di notevole attenzione in tutto il mondo con più di una persona su cinque (22,8% o 743 milioni) occupata che ne ha subito almeno una forma durante la propria vita lavorativa.
Prevenire questi comportamenti indesiderati è fondamentale per tutelare il benessere psicofisico della persona, promuovere una cultura che si basi sul rispetto reciproco, creare un clima organizzativo positivo e dimostrare una forte responsabilità sociale.
Che cosa si intende per molestia sul luogo di lavoro?
Le molestie sul posto di lavoro comprendono ogni comportamento indesiderato da parte di uno o più colleghi o superiori che ha lo scopo o l’effetto di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo. Nel concreto si parla di:
- Commenti sessisti o razzisti,
- Discriminazione,
- Minacce verbali o fisiche,
- Isolamento sociale,
- Ostracismo,
- Umiliazioni o insulti ripetuti.
Una forma più sistematica e continua di molestie sul posto di lavoro è considerata mobbing, che ha come obiettivo ultimo quello di demotivare la vittima o indurla a dimettersi.
La prima analisi globale condotta dall’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), la Fondazione Lloyd’s Register e Gallup rivela che più di una persona su cinque (quasi il 23 per cento) ha subito violenza e molestie nell’ambito di lavoro. Di queste la maggior parte ha dichiarato di aver subito violenza e molestie di natura psicologica. Tuttavia solo poco più della metà (54,4%) delle vittime ha condiviso la propria esperienza con qualcuno, e spesso solo dopo aver subito più di una forma di violenza e molestia: gli intervistati riferiscono che la “perdita di tempo” e la “paura per la propria reputazione” sono state le barriere più comuni.
I gruppi di soggetti maggiormente esposti a violenze e molestie sono:
- i giovani,
- i migranti,
- le donne.
La legislazione italiana definisce le molestie sul lavoro «comportamenti indesiderati, posti in essere per ragioni anche connesse al sesso e aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo (d.lgs 198/2006, articolo 26, comma 1)». L’Istat le suddivide in molestie fisiche, proposte inappropriate ed offese. Queste ultime risultano essere le più presenti sul luogo di lavoro, con il 12,1% delle donne e l’1,8% degli uomini che li hanno subiti almeno una volta nella vita.
L’Istat definisce le offese come:
- Sguardi inappropriati e lascivi che mettono a disagio,
- Proposte di immagini o foto dal contenuto esplicitamente sessuale che offendono, umiliano o intimidiscono
- Scherzi osceni di natura sessuale
- Commenti offensivi sul corpo o sulla vita privata
- avances inappropriate, umilianti oppure offensive
- email o messaggi sessualmente espliciti e inappropriati
A causa della particolare natura culturale del problema delle molestie sul lavoro, risulta particolarmente difficile prevenirlo e risolverlo nella sua totalità. Nonostante negli ultimi anni sia diminuito il numero di molestie fisiche e di proposte inappropriate, le offese diminuiscono con maggiore fatica, sembrano invece spostarsi nell’ambito digitale, attraverso i social o le email, dove il numero di offese negli ultimi anni è rimasto inalterato.
Qual è l’impatto delle molestie/violenze?
La molestia sessuale spesso mette a repentaglio la salute e la carriera di una persona.
L’Inail osserva come conseguenze delle molestie sul comportamento:
- demotivazione per il lavoro;
- stress (ciò vale anche per chi è indirettamente vittima, chi assiste all’atto o all’episodio di violenza);
- danni alla salute fisica o psicologica;
- sintomi post traumatici come paure, fobie e disturbi del sonno;
- incremento, apparentemente immotivato, delle assenze.
Tutte queste conseguenze hanno un forte impatto sia sulla persona che sul clima aziendale, nonostante questo potrebbero essere facilmente scambiati per problemi personali che non hanno a che fare con il luogo di lavoro. È importante tenere a mente questa caratteristica per porsi le giuste domande e riconoscere al meglio i possibili casi di molestie
Come modificare la cultura per prevenire le molestie?
Per risolvere dei problemi di natura culturale, è molto utile implementare degli strumenti pratici, che nel lungo termine possono andare poi ad influenzare gli individui a livello culturale. Ad esempio, per modificare il comportamento culturale di buttare l’immondizia a terra o in un unico cestino, le aziende hanno implementato come strumento dei cestini per la differenziata in ogni stanza. Grazie a questi strumenti oggi la raccolta differenziata è entrata a far parte della cultura, quindi anche diminuendo i cestini, le persone andrebbero con più probabilità alla ricerca del cestino giusto.
Per le molestie sul lavoro, degli strumenti utili che si possono implementare sono:
- delle giornate di supervisione dei dipendenti per osservare e analizzare il contesto lavorativo e valutare le dinamiche interne (inter- o intra-gruppi);
- presenza di sportelli di ascolto o canali riservati ai quali rivolgersi nel rispetto della privacy;
- soggetti con competenze specifiche quali i/le Consiglieri/e di fiducia, figura prevista dalla normativa europea;
- adozione di codici aziendali intesi come atti di autonormazione, che tutelino lavoratrici e lavoratori dalle molestie; stabilendo anche le conseguenze o le punizione da applicare rispetto a comportamenti inappropriati.
Gli strumenti sono molto utili nel lungo termine perché col tempo entrano a far parte della quotidianità, e quindi della cultura, degli individui ma per risolvere il problema alla radice è necessario anche lavorare direttamente sulla matrice culturale del problema. L’obiettivo è creare una cultura del lavoro in cui tutti si sentano ascoltati e rispettati. Ogni persona, nell’ambiente di lavoro, deve sentirsi libera di dire che trova un comportamento offensivo o inappropriato ed aspettarsi che gli altri la rispettino.
Per raggiungere questo obiettivo, è possibile organizzare percorsi di formazione mirati su diversi temi chiave, fondamentali per migliorare le dinamiche di gruppo, favorire un ambiente lavorativo sereno e inclusivo, e potenziare la collaborazione tra i membri del team.
Uno dei temi centrali può essere il feedback, che rappresenta uno strumento essenziale per la crescita personale e professionale. Un’adeguata formazione su questo argomento aiuta a sviluppare la capacità di fornire e ricevere feedback in modo costruttivo, evitando incomprensioni e favorendo un clima di apprendimento continuo. Imparare a comunicare in maniera chiara e assertiva, valorizzando i punti di forza e suggerendo miglioramenti senza generare tensioni, è essenziale per il benessere organizzativo.
Un altro aspetto cruciale è la sicurezza psicologica, ovvero la percezione che ciascun membro del gruppo possa esprimere idee, dubbi e preoccupazioni senza il timore di subire giudizi o ripercussioni negative. Promuovere un ambiente psicologicamente sicuro significa incoraggiare l’apertura, il rispetto reciproco e la disponibilità all’ascolto, fattori determinanti per la costruzione di un team coeso e produttivo.
Un ulteriore tema di formazione può riguardare il benessere relazionale all’interno del gruppo, ovvero la capacità di “stare bene insieme”. Questo include lo sviluppo di competenze relazionali, come l’empatia, l’intelligenza emotiva e la gestione dei conflitti. Offrire momenti di formazione su questi aspetti aiuta a prevenire tensioni, migliorare la qualità delle interazioni e rafforzare il senso di appartenenza.
Infine, la gestione della multiculturalità è un tema sempre più rilevante, soprattutto in contesti lavorativi caratterizzati da una forte diversità culturale. Formazioni su questo argomento possono aiutare a sviluppare la consapevolezza delle differenze culturali, ridurre stereotipi e pregiudizi, e migliorare la comunicazione interculturale. L’obiettivo è favorire l’integrazione e valorizzare la diversità come un’opportunità di crescita e innovazione.
Investire in queste formazioni permette di creare un ambiente di lavoro più sereno, collaborativo ed efficace, in cui ogni individuo si sente ascoltato, rispettato e valorizzato.
Gli autori

Valeria Marotta
Junior HR
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Ferdinando della Ragione
Junior HR
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